L’epidemia spaventa gli scafisti: gli sbarchi si fermano
Il virus che dilaga in Italia fa molta paura anche dall’altra sponda del Mediterraneo. E così, dati alla mano, da due settimane si sono azzerate le partenze di migranti clandestini in partenza da Libia, Tunisia e Algeria. Zero. Non prendono più il mare gli scafisti libici, che notoriamente si tengono molto informati di quel che accade da noi e dosano sapientemente quanto cinicamente il rubinetto delle partenze.
Al ministero dell’Interno, dove in questi giorni hanno ben altre preoccupazioni, non è sfuggita la tregua del mare. L’ultimo sbarco ingente è del 27 febbraio scorso, quando fu concesso l’arrivo a Messina di 194 persone, tra cui 19 donne e 31 minori. Erano a bordo della nave umanitaria “Sea Watch 3”. Si era già in emergenza da coronavirus, tant’è che il Governatore siciliano Nello Musumeci protestò vivamente.
Precedentemente, il 23 febbraio, ventiquattro ore dopo che era stata annunciata la zona rossa attorno a Codogno e agli altri comuni del Lodigiano, c’era stato un altro maxi-sbarco: 276 persone a bordo della “Ocean Viking”, fatti sbarcare a Pozzallo, e in quel caso si era applicato un protocollo già più rigido, con il controllo della temperatura. Finirono in quarantena anche questi.
Eppure è chiaro il ragionamento del Viminale: tirando a bordo persone che sono state esposte a un possibile contagio, perché certo non si può presumere che in Libia o in Tunisia gli scafisti adottino misure igienico-sanitarie per il povero carico di merce umana su cui speculano, il rischio si estende automaticamente anche agli equipaggi che hanno uno stretto contatto con i naufraghi. Sono a rischio tutti.
La cautela serve a proteggere innanzitutto chi lavora e vive nei centri di accoglienza, dove i nuovi arrivati finisinternazionale. Giusto ieri i radicali hanno chiesto a Lamorgese per quanto riguarda i Centri di accoglienza straordinaria e i Siproimi «di garantire presidi adeguati a tutela di chi vive e di chi lavora in qnitura di guanti, mascherine e quanto possa servire nella gestione quotidiana».
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