La Dea mette una taglia da 10 milioni di dollari sulla testa di Nemesio Oseguera, il boss del cartello di Jalisco, nuovo signore del traffico di cocaina
Adesso è lui il capo, il nuovo re della droga in Messico. Si chiama Nemesio Oseguera, classe 1966, la faccia da ragazzo, l’espressione gelida, i capelli folti e neri ben curati, la giacca jeans aperta sul petto senza catene e crocefissi d’oro. Solo due anelli alle dita e un paio di tatuaggi.
Gli Usa gli danno la caccia e dopo la strage dei mormoni di origine americana del 5 novembre scorso, con l’intervento personale di Donald Trump, gli hanno fatto terra bruciata. Hanno prima arrestato il figlio Rubén Oseguera, detto El Menchito, suo secondo e responsabile militare del Cartello; quindi l’altra figlia Johanna, considerata la regista del riciclaggio della montagna di denaro che il gruppo incassa quotidianamente. Sono chiusi in un carcere americano.
Il comando del Cartello passa nelle mani di un gregario rimasto fino a quel momento nell’ombra. Si chiama Joaquín Guzmán Loera, per tutti el Chapo , il piccoletto. È furbo e abile. Scala tutti i gradini, si sbarazza dei nemici; premia i fedelisssimi, fa sparire nell’acido chi lo tradisce. Ma anche lui, dopo due fughe rocambolesche dal supercarcere di Altiplano, è abbandonato dai suoi padrini politici e viene estradato negli Usa dove sarà condannato a più ergastoli.
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