Patric, 4 giornate di squalifica per il morso a Donati in Lecce-Lazio

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Il difensore spagnolo è stato anche multato di 10 mila euro

Quattro giornate di squalifica e 10 mila euro di multa: è questa la sanzione decisa dal giudice sportivo della serie A per il laziale Patric, per il morso al braccio a Donati

. Il giudice Gerardo Mastrandrea parla di «un morso al braccio di un avversario, senza procurargli conseguenze lesive, infrazione rilevata dal Var». Fra gli altri provvedimenti, multe anche per Immobile e Caicedo .

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Troppi quattro gol, ma la capolista non ha rivaliTroppi quattro gol, ma la capolista non ha rivaliL’osceno e poi subito il sublime, nello spazio di una manciata di minuti. Il morso del laziale Patric a Lecce, roba da vomitare comunque e figurarsi al tempo del coronavirus e dei protocolli per ripartire ad ogni costo. Stacco, cambio di piattaforma, e alla Scala del calcio la musica immortale del cittadino del mondo Ennio Morricone, a riempire di una suggestione speciale il vuoto desolato della cattedrale. Il calcio viene dopo e comincia comunque da Lecce. Dove si chiude una volta per tutte la corsa scudetto con la resa della Lazio che era nell’aria, e si riapre, eccome, la lotta per la salvezza. Sul cui piatto la squadra di Liverani può gettare una freschezza e un’inventiva di gioco che il Torino, per esempio, non ha: come dimostrato ad abundantiam dai confronti diretti. Quanto a Patric, biondino spagnolo che non diresti, è evidente che addentando Donati ha perso all’improvviso l’indirizzo di casa, per fatica e frustrazione. Ma senza nemmeno chiamare in causa i protocolli la squalifica andrà misurata in mesi, non certo in giornate. Derubricata dunque a sfida di semplice prestigio, Milan-Juve ha in un primo tempo confermato i progressi collettivi dei passati, presenti e futuri campioni d’Italia. Poi ha finalmente visto legittimate, dopo mesi di congrue perplessità, le credenziali di Rabiot. Il cui gol memorabile, al termine di una cavalcata iniziata nella propria metà campo e impreziosita da un tunnel en passant a Hernandez, ne ha ricordati altri che hanno fatto la storia. Magari con più dribbling e più avversari saltati: ma quella sassata all’incrocio dei pali, dopo cinquanta metri di affondo ondeggiante nella calura milanese dei primi di luglio, resterà nella memoria di chi l’ha vista. E ha infine riconfermato antichi dubbi perché tre gol del Milan in cinque minuti, con tutto il rispetto, non sono tanti. Sono troppi. Figurarsi quattro, con il regalo finale di Alex Sandro. Sarà scudetto comunque: per manifesta inferiorità di Lazio e soprattutto Inter.
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