Il titolare del dicastero della Giustizia: no all'azzeramento del Consiglio superiore della magistratura, vorrebbe dire rifarlo con le stesse regole
ossibile fidarsi di giudici e pubblici ministeri dopo il caso Palamara? Dopo i pavoneggiamenti demenziali e mediocri utilizzati da parte della potente ed egolatrica upperclass delle toghe per fare carriera? Lo abbiamo chiesto al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che in questa intervista aspiega come intende riformare il Consiglio Superiore della Magistratura, sapendo che la saggezza, quando arriva in ritardo, non serve più a nulla.
«Tra le degenerazioni del correntismo c’è anche il carrierismo. Voglio dire all’Anm che questa riforma non è contro la magistratura. Ma che, al contrario, la facciamo per tutelare i magistrati».«Il confronto con loro è importante. E io mi aspetto collaborazione. Bisogna che trovino una sintesi al loro interno. Il fatto che il presidente dell’Anm sia cambiato ogni anno è il segnale di una logica spartitoria piuttosto che della ricerca di una sintesi».
«Sembra a chi lo ha letto male. In realtà dice la stessa cosa. I procuratori capo saranno liberi di stabilire i criteri con i propri progetti organizzativi. Il Csm controllerà che seguano l’ordine impostato da loro stessi». «Le faccio un esempio. All’ultima elezione per i quattro posti da pm c’erano quattro candidati in tutta Italia. Di fatto erano già stati scelti attraverso spartizioni correntizie».«Guardi che da noi la figura dell’accusatore non esiste. L’ordinamento prevede la figura del magistrato, il cui ruolo è terzo. Deve accertare la verità assicurandosi di tutelare i cittadini. Ecco perché sono contrario alla separazione delle carriere».
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