Alfio Quarteroni del Politecnico di Milano: «Servono numeri certi per discutere di riapertura».
Il matematico del Politecnico di Milano Alfio Quarteroni immagina da tempo con i modelli l’evoluzione del contagio. «Siamo pieni di numeri - racconta - che vengono da più sorgenti, ma ormai c’è una diffusa consapevolezza che sottostimino gli infetti, i quarantenati volontari e i morti. Se questa è la premessa, e temo sia corretta, ogni discussione sulla riapertura diventa precaria».
«Le analisi più comuni sul coronavirus funzionano in Cina, Corea e Giappone, ma non quadrano in Italia. Il sospetto è che i modelli siano corretti, mentre i dati che ci mettiamo dentro non siano sufficientemente accurati».«Loro i dati li conoscevano, poi che li abbiano raccontati giusti non lo so e forse non si scoprirà mai. Però i loro modelli matematici funzionano, il che mi fa pensare che i loro numeri siano corretti.
«Ci sono tanti modi. Per il tracciamento basta la compagnia telefonica. I dati biometrici si ottengono con un’app. In assenza di una precisa disponibilità della Protezione civile le regioni e i comuni stanno creando le loro. Non so se si arrivi a un’app nazionale, ma il punto è che ci sia almeno una strategia unica».«La tecnologia non ci manca, ma ci frena il dibattito sulla privacy.
Ecco quanto velocemente si diffonde il virus anche se indossi i guanti: il video che vi farà aprire gli occhi«Se gli italiani vogliono fregare il sistema figuriamoci se non ci riescono. Per questo occorre sensibilizzarli a essere generosi. Senza un forte coinvolgimento nessuna app ci può salvare. Bisogna rendersi conto di quanto sia critica la situazione.
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