Negozi e bar serrati. Quasi nessuno per strada. I mercati rionali con bancarelle distanziate. Ora ci si chiede se interdire anche i parchi pubblici.
Al rallentatore, con gli autobus semi vuoti e con le strade quasi deserte, Torino va al lavoro nel primo giorno del “tutto chiuso”. E alle nove di questa giornata che segna il nuovo corso della strategia per combattere il virus senza cura, quasi non si trova un bar aperto, se non in pieno centro. Le disposizioni hanno cancellato i riti del mattino. Svuotato l’androne della stazione di Porta Nuova dove non ci sono che tre persone-tre-che aspettano il passaggio dei mezzi pubblici.
I Mercati no, almeno per ora non segnano il passo. E se già nei giorni scorsi gli ambulanti cinesi erano semi spariti da quello di Porta palazzo, resistono per ora quelli di frutta e verdura. Tutti gli altri, da oggi devono restare chiusi. E anche Vincenzo Torraco, il capo del mercatali di piazza Foroni oggi è perplesso: “stiamo riposizionando le bancarelle per evitare gli assembramenti di persone.
Eccola la Torino ai tempi del coronavirus, con le pattuglia dei vigili urbani impegnate a controllare le strade semivuote. E gli ausiliari del traffico quasi disoccupati. In Piazza Lagrange oggi si è arreso anche Enzo, lo storico parcheggiatore che da vent’anni lavora a due passi da via Roma, ogni giorno, dalle sette del mattino alle sette di sera.
L’assalto ai parchi che c’era stato ieri per tutto il giorno è la grande incognita di oggi della città che prova a sconfiggere il virus. Liberare il Valentino, oppure la Colletta, o ancora gli altri grandi polmoni verdi della città è molto complicato. Servirebbero ordinanze specifiche, servirebbero controlli a tappeto.
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