Coronavirus, il caso della residenza Carlo Alberto di Torino: un quinto dei degenti morto in 20 giorni

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Ospiti e operatori sanitari contagiati nella residenza: “Siamo al collasso”.

Ospiti e operatori sanitari contagiati nella residenza: “Siamo al collasso”TORINO. Ventisei ospiti deceduti in poco più di 20 giorni. Un quinto dei degenti. Una decina di dipendenti risultati contagiati. Tra questi, sarebbero positivi sia la coordinatrice degli infermieri, sia la responsabile degli operatori sanitari.

Due Oss sono finiti in ospedale. Uno ricoverato nella terapia intensiva del San Giovanni Bosco, il 7 aprile scorso, con una polmonite. Adesso sta meglio, ma dovrà seguire un periodo di riabilitazione. «Solo dopo questo ricovero sono iniziati i test con i tamponi e sono arrivati i dispositivi di protezioni: schermi, guanti, cuffie. Adesso sembriamo degli astronauti. Prima non avevamo quasi nulla per proteggerci dal contagio».

Nel lungo elenco di residenze per anziani dove il Coronavirus ha potuto diffondersi senza trovare adeguati argini e mietere vittime, c’è anche la casa di riposo Carlo Alberto di corso Casale 56. Struttura gestita dalla Cooperativa Sociale Quadrifoglio Onlus. Le aree di degenza sono al primo e al secondo piano dell’edificio, 129 posti letto. A denunciare la grave situazione che si sarebbe venuta a creare all’interno sono gli stessi lavoratori della residenza.

Il primo caso di morte sospetta risale al 23 marzo, il signor Pietro F., ottantenne, ospite al primo piano. Un paio di giorni prima era stato ricoverato all’ospedale Gradenigo. Dopo la sua morte, due reparti di degenza della Rsa Carlo Alberto sono stati isolati, per precauzione. Ai lavoratori è stato consigliato di indossare mascherine e camici. Cinque operatori sanitari si sono offerti di restare per 15 giorni nei reparti isolati senza uscire, per limitare i contatti tra esterno e interno.

I primi tamponi a campione a ospiti e personale, sono stati effettuati tra il 9 e il 10 aprile. Il secondo Oss ricoverato in ospedale, al Maria Vittoria, dicono i colleghi, lavora prevalentemente al secondo piano. Ma a causa della carenza di personale, per malanni, assenze cautelative o contagi, nei giorni scorsi avrebbe prestato servizio anche al primo piano. Nel cuore dell’epidemia. Un crescendo di contagi. Così risultano positivi alcuni degenti e dipendenti.

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